giovedì 31 ottobre 2013

Deadlight


Questo è il periodo d'oro della narrativa apocalittica. E' inutile girarci attorno, la quantità di prodotti che gravitano attorno a questi temi sono a migliaia e toccano i libri, il cinema, il fumetto, il videogioco. Deadlight non fa eccezione, gli sviluppatori hanno messo mano all'universo zombie inserendogli un'atmosfera credibile e maestosa, tutto attorno ad un protagonista ben lontano dall'essere un eroe.
Randall Wayne conosce bene le regole del mondo, ora che le Ombre dominano le strade, gli edifici, le foreste: sopravvivi e non guardarti mai indietro a pensare a cosa hai perso, ma piuttosto un obiettivo da la motivazione di andare avanti ogni giorno. L'interesse di questo burbero individuo è ritrovare la sua famiglia, da cui si è separato quando l'epidemia è dilagata. Attraverso ciò che rimane della civiltà umana, Wayne percorrerà un cammino in cui non solo i non-morti saranno il pericolo maggiore.
Per quanto la storia non lasci nulla di nuovo, la psicologia del protagonista è variegata e intriga il giocatore fin dai primi minuti di gioco; un uomo spezzato in due che si ritrova a riflettere ogni momento del risutato dell'evoluzione, ridotto a nient'altro che cadaveri senza scopo nè ragione di esistere. A dettagliare ulteriormente il personaggio ci penserà il suo diario personale, le cui pagine si trovano sparse nei livelli, in modo da ripercorrere a ritroso la sua vita e conoscere meglio il nostro avatar.
Deadlight  è un platform con meccaniche consolidate, sia per quanto riguarda il movimento e l'interazione sia per l'utilizzo di armi per liberarci dell'IA. Non aspettatevi nessuna novità di sorta, perchè tutto viene regalato dall'art direction in grado di regalare scorci ottimamente realizzati e non privi di spunti di riflessione, anche grazie alla potenza dell'Unreal Engine. Trappole, risoluzione di enigmi, Wayne sarà in grado di spostarsi orizzontalmente lungo una linea pre impostata, ineluttabile. Solitamente in un titolo del genere non è di peso questa scelta, eppure qui sembra rispecchiare perfettamente il messaggio e le sensazioni che gli sviluppatori hanno voluto veicolare.
Le azioni da compiere non mancano: attirare gli zombie chiamandoli, atterrarli con un colpo di accetta ben calibrato (pena l'affaticamento di Wayne e sua conseguente vulerabilità), attivare meccanismi nel sottosuolo di una grande metropoli, liberare prigionieri umani in uno stadio trasformato in prigione. Il gioco fila via liscio nelle sue 3 ore mai troppo complicate ma ben curate nei suoi elementi.
Qui arriviamo a quello che è l'unico grande difetto della produzione: una durata così bassa che restermo delusi dal potenziale appena abbozzato sfruttato da Tequila Works. Un vero peccato perchè una trama più fitta, maggior spessore di personaggi secondari e una maggiore varietà di ambientazioni avrebbero reso questo indie tra i più struggenti mai fatti. Non aiuta nemmeno un fastidiosissimo bug durante le scene di intermezzo, realizzate come fumetto a tratti duri, precisi come l'opera di Kirkman. Tantissimi hanno dovuto vivere queste sezioni senza audio, e pare che non ci sia una patch ufficiale per risolvere il problema. Ci voleva davvero tanto ad aggiustare un errore del genere? A questo non ho risposta.
Deadlight è un platform puro e struggente nella sua storia e nella bellezza che regala questo alternativo 1986. Come una vecchia videocassetta horror, il titolo è in grado di divertire in modo leggero e immediato, senza pretendere troppo ma regalando sensazioni che gli amanti del survival apocalittico non dovrebbero farsi assolutamente scappare.
Vi lascio con il vlog in questione, buona visione:

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