Questo è sicuramente il cinecomic che
sta facendo parlare di più l'utenza negli ultimi giorni. Tutto per
via di un reboot per molti affrettato, dove i nostalgici guardano
ancora alla trilogia di Raimi con i suoi alti e bassi. Personalmente,
The Amazing Spider Man, uscito nel 2012, lo trovai molto più fedele
non tanto per la chiara rappresentazione della testata cartacea
Ultimate, ma per via di un tratto più ironico e veritiero sulla
figura del supereroe mascherato che, almeno fino a questo momento, di
divertente aveva ben poco. Webb è riuscito a confezionare un reboot
degno di attenzione ma soprattutto tecnicamente molto curato e senza
nessun tipo di sbavature.
Il sequel, mostrando ben tre villain
nei divesi trailer rilasciati, ha spaventato molti che si sono
aspettati un “secondo” Spider Man 3 tanto bistrattato dalla
critica. Webb è riuscito a cancellare le paure di milioni di fan?
Non del tutto, ma non ha nemmeno compiuto quel fallimento che si
vocifera ad alta voce da una settimana a questa parte.
Parliamo prima dei difetti che
oggettivamente sono presenti: in primo luogo il villain pricipale
Electro. Il suo personaggio, effettivamente, viene stereotipato non
poco e riduce l'interpretazione di un mostro sacro come Jamie Foxx ad
una semplice macchietta; fortunatamente sul piano visivo la CGI è
incredibile e la scena della sua “trasformazione” da buono a
cattivo viene descritto con un percorso visivo e musicale
incredibile, che mi ha incalzato fino alla fine. Harry Osborn viene
interpretato molto bene fino al passaggio al “lato oscuro”, con
conseguenti ellissi temporali necessarie per giungere all'elemento
più terribile che viene raccontato dal film. La sua importanza, come
Electro, viene però in parte mitigata da un'eccessiva frettezza
nella fase finale della pellicola, ma risulta un cattivo che saprà
regalare ancora molte sorprese.
Ultimo ma non meno importante,
l'analisi del rapporto Peter-Gwen è stato trovato da molti
esagerato, smieloso e troppo approfondito: oggettivamente è vero, ma
tra i due attori è presente una sinergia che rende tutti questi
momenti teen un'occasione per approfondire la psicologia del
protagonista, ancora giovane e ingenuo sulle sue reali capacità. In
nessun altro cinecomic mi era capitato di vedere tanta passione
nell'analizzare questi tipi di rapporti.
Ma veniamo al motivo principale di
questa recensione, e cioè il comparto visivo. Incredibile e curato
al dettaglio, i combattimenti sono fantastici e risultano
coreograficamente dei VERI combattimenti di Spider Man, e i pochi
momenti in slow motion (ovviamente realizzati per la visione in 3D)
sono perfetti, c'è poco da aggiungere. Peccato che non sempre le
animazioni di Spidey risultano amalgamate con l'ambiente circostante:
in un paio di inquadrature la differenza tra fiction e realtà si
vede fin troppo bene. Infine la fotografia è altalenante, cambia
spesso registro e perde in parte la sua aura dark acquisita nel primo
episodio.
Seppure con i suoi evidenti difetti, ho
trovato The Amazing Spider Man 2 un ottimo cinecomic e sicuramente un
trampolino di lancio per i prossimi sequel. Il regista avrebbe
sicuramente potuto gestire meglio diverse situazioni e non cadere in
certe banalità narrative che hanno causato la gran rabbia dei fan,
ma nonostante questo mi sento di consigliare caldamente la visione
per due ore di epicità, divertimento e anche una punta di
commozione.
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