giovedì 10 aprile 2014

I Guardiani di Faerie



Brooks è uno di quei lettori che non delude le attese dei propri fan perchè la cadenza annuale da sicuramente un'ottima soddisfazione. Però, in alcuni momenti, verrebbe da pensare che un pò di attesa in più gioverebbe anche alla qualità generale dell'opera mastodontica creata dal britannico. Questo nuovo libro non è male, sia chiaro, ma dopo molti libri suoi letti, mi rendo conto che viene a mancare il coraggio di osare, di uscire dagli schermi per stupire il pubblico.
Molti anni dopo gli eventi del ciclo Il Druido Supremo di Shannara, le Quattro Terre stanno attraversando un periodo florido ma pericoloso allo stesso tempo. Il ritorno prepotente della tecnologia minaccia l'equilibrio della magia che ancora permea il mondo, ma una scoperta casuale del druido Khyber Elessidil porta una nuova speranza per ogni razza vivente. Inizia così la pianificazione di un viaggio senza precedenti che si rivelerà più pericoloso del previsto. E nel frattempo, la Federazione degli Uomini programma di soverchiare una volta per tutte l'Ordine dei Druidi affermando ancora una volta la supremazia del progresso.
La premessa è corposa ed esaltante, perfino con un pizzico di originalità. Vedere le Quattro Terre in una lotta tra "reale" e "fantastico" ha creato un'aspettativa non da poco, per poi rivelarsi una storia certamente interessante, ma priva del mordente che credevo. La presenza del diapso che giustifica prodigi della tecnologia e l'interessante fazione dei Druidi, la successione degli eventi non riesce a colpire come dovrebbe. Questo anche a causa di personaggi che, una volta presentati, non lasciano molta traccia nel lettore. Le saghe passate vantavano comparse incredibilmente efficaci, mentre qui ancora sembra non esserci una figura che valga la pena di seguire. La narrazione fila via liscia e piacevole, senza particolari colpi di scena seppur il finale, d'altro canto, lascia parecchia carne al fuoco.
Sui Guardiani di Faerie c'è poco da aggiungere: vi troverete tutti i punti salienti della scrittura di Brooks. Il suo schema di lavoro qui è più seguito che mai, e infatti si ha troppo la sensazione di libro che non riesce ad esprimere il suo vero potenziale a causa del sollazzo del suo creatore. Ed è un peccato, perchè il concept delle Quattro Terre è potenzialmente incredibile ma ogni suo libro sembra non riuscire mai a tirarne fuori la punta del diamante. Qui vediamo solo la superficie, ancora imperfetta. Quindi un libro che consiglio principalmente a chi già segue la collana, mentre chi si vuole affacciare per la prima volta potrebbe rimanere deluso.

Nessun commento:

Posta un commento