sabato 13 luglio 2013
Splinter Cell: Double Agent
Il salto generazionale in corso non è mai processo semplice in ambito videoludico, specialmente per le case produttrici che approfittano sempre del lancio delle nuove piattaforme per nuovi brand o anche svecchiare quelli già di successo. E' il caso di Splinter Cell, nel 2006 con un cambio di rotta che non è avvenuto senza incidenti.
La versione presa in considerazione è quella PC, cioè quella next gen e più completa. Fisher, durante una missione, viene a sapere che sua figlia Sarah è morta in un incidente. Da quel giorno, la vita dell'agente segreto non è più la stessa: si butta a capofitto nel lavoro e accetta le missioni potenzialmente più pericolose e letali. Lambert continua ad avere un occhio di riguardo nei suoi confronti, anche in questa particolare missione. Fisher deve infiltrarsi nel JBA, un'organizzazione terroristica con scopi malvagi; per fare ciò, l'operativo si fa imprigionare nello stesso carcere di uno dei membri di questo gruppo. Con il procedere delle missioni, però, il confine tra giusto e sbagliato si farà sempre più sfumato...
Di certo, l'impianto narrativo ha una freschezza a cui i veterani dei primi tre capitoli non erano certo abituati. Un Sam Fisher pieno di risentimento, un pò con manie di suicidio, in situazioni fuori dal normale che spaziano da prigioni, ghiacciai o strade africane in piena guerriglia urbana. La componente di rischio è molto elevata, in primo luogo dalle ambientazioni molto luminose e in secondo luogo da diversi momenti in cui saremo privi di equipaggiamento. E tutto questo mantenendo inalterato lo spirito stealth del brand, divertendo in un modo quasi totalmente nuovo. Sicuramente, se Ubisoft avesse scelto di ambientare meno missioni nel quartier generale del JBA, il gameplay ne avrebbe giovato: il continuo tornare in questo luogo è troppo costante e ripetitivo.
L'interfaccia è stata quasi completamente tolta a parte un indicatore dell'obbiettivo e una luce con tre colori per verificare se saremo occulati o no: verde, giallo e rosso. L'interazione con gli elementi apparirà al centro dello schermo quando disponibile. Forse leggermente snaturato come gameplay, che potrebbe far storcere il naso ai puristi di questo genere. Ma si tratta solo di estetizzazioni, perchè Sam si muoverà esattamente come ha sempre fatto: l'approccio scoperto vi farà morire fin troppo in fretta (anche se la vita ricaricabile facilita un pò le cose).
Ma la grossa novità è introdotta dal sistema di scelte e fiducia delle fazioni: in ogni missione, oltre a quelle principali, avremo diversi incarichi secondari che ci permetteranno di ottenere maggiore fiducia del JBA o mantenendo un profilo più adatto alle regole dell'NSA. Evitarle decreterà la perdita della fiducia, che confluirà poi nei due finali disponibili. Tentativo ottimo e che riesce perfettamente nel calcolare ogni singola mossa durante le missioni.
Double Agent, però, cade in concomitanza dell'impatto visivo. I grandi spazi aperti in cui dovremo agire rendono fin troppo evidenti i limiti del motore grafico, e anche la cura a certi dettagli è molto abbozzata, rendendo perfino Chaos Theory tecnicamente migliore del suo successore. E non parliamo dei bug, da suoni che spesso non si sentono, a Sam che si incastra nelle texture, a nemici che prenderanno a camminare verso i muri in un loop infinito. Davvero errori un pò grossolani e che denotano una certa fretta da parte degli sviluppatori.
Il gioco però ha una buona longevità, sulle 10-11 ore e saprà regalarvi un ottimo feeling. Musiche sempre a tema ma tremendo colpo a non sentire più Luca Ward a doppiare Fisher (che fortunatamente tornerà con il prossimo capitolo Blacklist in arrivo quest'estate).
Splinter Cell: Double Agent è un buon gioco, un tentativo di rinfrescare un brand consolidato e amato da migliaia di appassionati che riesce nel suo intento almeno solo a metà. Perchè anche se il comparto narrativo, più profondo dei predecessori, il sistema di scelte e una componente di rischio molto alta rendano sempre molto soddisfacente il completamento di ogni missione, l'aspetto grafico incide troppo per tutta una serie di bug che rovinano troppo spesso l'esperienza di gioco. In ogni caso, se avete amato gli altri capitoli, questo non può mancare nella vostra collezione.
Vi lascio, come di consueto, con il vlog e le impressioni più personali del gioco. Buona visione!
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