lunedì 7 marzo 2011
Dragon Age: Origins
Con l'imminente uscita del seguito, eccomi pronto a recensire Dragon Age: Origins, il primo episodio di questa nuova saga fantasy/dark uscita alla fine del 2009. Un capolavoro targato Bioware che ha aperto una nuova fase dei giochi di ruolo, amato da milioni di fans del genere.
Il mondo di gioco è il Ferelden, una regione sotto attacco da una razza ostile proveniente dalle viscere della terra, chiamata prole oscura. Gli unici in grado di contrastare questo potere maligno sono i famosi Custodi Grigi che da anni difendono i più deboli contro questo oppressore. Ma pure dalla parte delle forze del bene l'inganno e il tradimento sono dietro l'angolo, pronte a spezzare diverse alleanze e amicizie. Nei panni del nostro alter ego, sfideremo le forze del male per arrivare allo scontro finale in cui sarà in gioco l'intera sopravvivenza del mondo.
Dopo la breve introduzione potremo creare il nostro personaggio scegliendo tra le diverse razze disponibili: ogni scelta influirà sul tipo di prologo che sarà completamente diverso da un altro e conseguentemente aumenterà le varianti durante tutto il gioco. Dopo esserci sbizzarriti in ogni tratto del nostro alter ego la fantastica avventura inizierà. Fin da subito il gameplay rivela un sistema molto classico, che i più veterani del genere ricorderanno in Star Wars: Knight of The Old Republic. I combattimenti sono gestiti interamente dal giocatore, che potrà mettere in pausa in qualunque momento e, oltre che pianificare la strategia da utilizzare contro il nemico, anche il comportamento di tutti i membri della squadra, che in tutto saranno 3 escluso il giocatore. La totale mancanza di una modalità che imposti comportamenti predefiniti funzionali si rivela particolarmente fastidioso per quei giocatori non avvezzi al genere, e i meno pazienti potrebbero perfino abbandonare dopo poche ore per via del sistema non troppo accessibile. Chi, al contrario, ha familiarità con il sistema a turni, troverà una grande sfida e soddisfazione dopo ogni battaglia vinta.
DAO contiene tutti gli elementi tipici di un gioco di ruolo: inventario, personalizzazione di armi e armature, gestione del rapporto con i membri della propria squadra, commercio, e specialmente dialoghi. Come in tutti i titoli Bioware, la maggior parte del tempo sarà spesa in lunghe chiaccherate con i personaggi che ci consegneranno quest da affrontare, o per conoscere meglio chi ci accompagna nel nostro viaggio, o per scoprire nuove informazioni sul mondo circostante. Interessante il sistema che ogni azione o risposta intrapresa con qualcuno, i compagni reagiranno più o meno positivamente e il rispetto verso di voi diminuirà o si alzerà. Questo ci consente di intraprendere relazioni amorose con chi preferiamo, e pure questo influirà sul finale. Non a caso, in alcuni punti cruciali della trama le varianti possibili sono moltissime e promette una rigiocabilità pressochè infinita. Dall'altro lato della medaglia, la libertà che sembra proporci il titolo è molto limitata e occultata. Le quest principali si snoderanno attraverso percorsi molto lineari e con piccole deviazioni, ma che finiranno per orientare in ogni caso il giocatore verso la meta: i muri invisibili, fin troppo evidenti, potrebbero finire per infastidire la giocabilità nel suo complesso.
Sul lato tecnico, DAO offre ambientazioni molto varie e suggestive, il design di ogni personaggio è curato ottimamente, e le animazioni in combattimento sono adrenaliniche e sempre orientate a stupire l'occhio, stesso caso nelle magie. I requisiti per giocarlo permette anche ai computer più datati di godere appieno del titolo: questo però abbassa la qualità generale del tutto, con elementi nemmeno tridimensionali, effetti particellari non pienamente soddisfacenti e una certa legnosità nei movimenti dei personaggi durante dialoghi o situazioni meno concitate. Personalmente, da un titolo quasi nel 2010, l'ho trovato particolarmente deludente, perchè la cura con cui è stato realizzato il tutto sembra perdersi a causa di un motore grafico certamente piacevole, ma in certi tratti fin troppo obsoleto. Altra grossa pecca a mio avviso è la localizzazione in inglese, i cui sottotitoli, in diverse lingue, sono posti nella parte alta dello schermo a una dimensione piccolissima, e ha costretto molti giocatori ad affidarsi alle mod apposite per ovviare a questo problema, in cui scene importanti della storia andavano perse leggendo i sottotitoli. Elemento che tra l'altro è presente anche nel 2, e non comprendo il perchè di questa scelta stilisticamente poco utile.
Dragon Age: Origins è un titolo parecchio discusso. I punti di forza a suo carico sono molti e davvero notevoli, ma vi si affianca un gameplay troppo difficile e poco accessibile come anche un motore grafico non al passo con i tempi che non rende bene l'epicità di molti momenti. E' un acquisto più che consigliato a tutti gli amanti del fantasy che cercano un'avventura che regalerà centinaia di ore di divertimento, mentre per chi si affaccia per la prima volta a questo tipo di giochi c'è da riflettere sulla difficoltà elevata e del lavoro non incentrato sulla grafica ma su dinamiche narrativamente più importanti.
Vi lascio con lo splendido trailer, buona visione!
Etichette:
Game Review
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