lunedì 17 dicembre 2012

Blizzard crolla?


Che abbia fatto la storia è fuori questione. E non parlo come fan di questa software house fin da quando sono bambino, ma sono le vendite, i tornei, gli eventi, le emozioni che in vent'anni sono state regalate grazie alla forza non indifferente di un piccolo gruppo di persone che hanno cambiato il volto dei videogiochi.  Eppure questi ultimi anni, e soprattuto questo 2012, ha rivelato timori che erano nell'aria da tempo ormai. Stiamo vivendo l'ultimo ciclo di successo di Blizzard?
Tutta questa profonda riflessione nasce anche grazie alla mia conoscenza di (quasi) tutti i titoli dello studio californiano. Partiamo dai primi due Warcraft (che ricordi!) e il successo strepitoso di Diablo nel nuovo millennio. I loro sequel sono entrati poi nella storia e, dal 2004 in poi, per Blizzard solo il colosso World of Warcraft ha occupato la totalità degli investimenti. MMORPG inizialmente splendido e fonte di dipdendenze anche gravi nella comunità, le vendite si contano ancora oggi in milioni di dollari. Un sistema forte, via via semplificato e molto vario, che solo nell'ultimo anno ha avuto alcune perdite.
Nel 2010, dopo anni di attesa, Starcraft 2 è uscito nel mercato, forte della componente che lo ha reso famoso e giocato come sport nazionale nei paesi Orientali. Idee buonissime ma che, sulla lunga durata, hanno visto un piccolo calo, per via di scelte non proprio felici in quanto a bilanciamento e un'alta, forse troppa a volte, competitività del sistema. Basti pensare che come eSports, Starcraft 2 è meno giocato rispetto ai moba (League of Legends e DotA2 per citare i più famosi) e perfino meno rispetto al suo predecessore Brood War.
Quest'anno, sempre contando sul lento agonizzare degli appassionati, è stato rilasciato Diablo 3, forse uno dei titoli pc più giocati a questo mondo dopo ben dieci anni dall'uscita del secondo capitolo. Il lancio più redditizio nella storia dei videogiochi con 4,5 milioni di copie vendute il Day 1, eppure non tutti son rimasti soddisfatti. Un sistema semplificato, connessione obbligatoria e bilanciamento ballerino hanno minato un altro capolavoro che solo dopo numerevoli aggiornamenti ha trovato la sua vera essenza.
In questo momento Blizzard rimane la casa produttrice con i più alti guadagni di tutta la cultura videoludica. Il numero di fan è incalcolabile: 10 milioni per wow, 6-7 per Diablo, altrettanti per Starcraft 2, e questo senza contare i veterani dei vecchi titoli che sono ancora molto seguiti pure oggi. Eppure, sempre più critiche vengono mosse.
Le storie tra le più belle ed epiche mai vissute, mondi affascinanti, dinamiche varie e perfette sotto ogni punto di vista. Di difetti, i titoli Blizzard ne paiono privi. Non è davvero così.
Questo declino, che ancora non si sente ma si percepisce, nasce soprattutto dall'attaccamento a dinamiche "old school" che hanno decretato il successo di questo studio. Non voglio dire di adattarsi alle produzioni odierne, ma bisognerebbe avere il coraggio di far partire nuovi IP, nuove storie da conoscere. Il successo degli ultimi anni è dovuto solo grazie al "nome" dei primi giochi prodotti. Sia Starcraft 2 che Diablo 3 che WoW non sarebbero i grandi prodotti che sono se non fosse per il successo dei loro "genitori". Il classico medio consumatore Blizzard compra un suo titolo più per fama che non per vera novità di intrattenimento. Il sistema funziona ancora piuttosto bene, ma le incrinature ci sono, e sempre più numerose. Inevitabilmente i nostalgici finiscono con rigiocare i vecchi titoli che non stare sui nuovi, richiesti tra l'altro anni di lavoro incessante.
Con l'anno nuovo è in arrivo, dopo due anni e mezzo, la prima espansione dello strategico Wings of Liberty. Le novità son tante ma spaventano certi cambiamenti estremi che stanno minando la fiducia della community. Tentativi su tentativi, come se gli sviluppatori non sapessero come muoversi in questo mercato che è cambiato.
Per questo credo ch Blizzard sia verso la fine del suo successo. Le vendite e la qualità dei suoi prodotti rimane tra le più alte e non si discute sui numeri, ma è proprio la mole di passione che sembra essere ancorata al passato. Ci vuole una novità, qualcosa che colpisca nuovamente i cuori degli appassionati, o Blizzard finirà per diventare solo uno spettro di tempi ormai passati. Spero che questo non accada, ma staremo a vedere a Marzo con Heart of the Swarm se la casa californiana è ancora in grado di stupire noi ragazzini diventati adulti.


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