giovedì 27 gennaio 2011

Bioshock



Vi propongo la recensione di un gioco che ha stupito moltissimo l'utenza nel 2007: parliamo di Bioshock. Questo titolo ha affascinato gli amanti dello sparatutto e ha riproposto un genere sempre più tendente all'ibrido, oggi ormai di norma. Anche io faccio parte di questo gruppo, e nonostante lo abbia giocato interamente per due volte l'ho sempre trovato un gioco veramente affascinante e unico.
La prima, grande caratteristica di Bioshock è l'ambientazione, suggestiva e attraente. Rapture, una città costruita sul fondo dell'oceano, in puro stile anni '30, un sogno americano, dove il duro lavoro dell'uomo porta alla libertà. Un messaggio potente e di propaganda, affermato da Andrew Ryan, uno degli antagonisti meglio riusciti negli ultimi anni, da cui il protagonista della nostra storia viene spinto a scoprire di più, rivelando invece una realtà impazzita e decadente. I primi minuti di gioco sono un perfetto mix di mistero e maestosità, e la trama non cade mai nel banale. Unico sopravvissuto di un incidente aereo, il protagonista nuota verso un faro, unica via di salvezza dalle fiamme e macerie, ed entrandovi scopre un ascensore. Attivata una leva, comincia il viaggio verso Rapture, con una voce suadente che ci introduce a quello che sarà il luogo principale che ameremo e/o odieremo.
Bioshock si configura come un ibrido tra fps e gdr. Il primo impatto è quello di un semplice sparatutto in prima persona, con però l'arricchimento dei "plasmidi": questi simpatici potenziamenti genetici ci daranno poteri particolari, dal lanciare scariche elettriche al creare il fuoco alla telecinesi. E le possibilità di combinare questi plasmidi con le armi convenzionali danno via a una varietà incredibile; i nemici verranno eliminati sempre in modi del tutto diversi e più o meno cruenti. Potremo congelare un ricombinante (un cittadino impazzito di Rapture) e farlo a pezzi con la chiave inglese; potremo fulminare gruppi di pazzoidi sotto una cascata di acqua. Il divertimento è assicurato, con queste premesse.
Per aggiungere ulteriore varietà, vi saranno le figure inquietanti delle "sorelline": bambine in cerca dell'Adam, la sostanza di cui tutti sono drogati e che permette ai plasmidi di funzionare, e protette dai Big Daddy, palombari misteriosi, super corazzati e armati. Dopo aver eliminato queste guardie del corpo, avremo il libero arbitrio di risucchiare l'Adam dalle sorelline o di lasciarle in vita. Questo influirà sul finale del gioco e degli equilibri che si andranno a creare nel proseguirsi della trama. Sicuramente, la presenza di queste bambine è un altro tocco di genialità, perchè aggiunge un ulteriore velo di horror e ci mette davanti anche delle scelte morali importantissime.  Infine, l'Adam che raccoglieremo potrà essere speso in potenziamenti della nostra salute o dei poteri.
I nemici sono vari e con abilità diverse: andiamo dai semplici ricombinanti guerrieri ai potenti stregoni. Non c'è da dimenticare poi il sistema di sorveglianza di Rapture, pronto a lanciarci robot di sicurezza che potremo aggirare e rendere amichevoli tramite un hacking. Atlas sarà il nostro unico amico, che ci guiderà nel compimento di diversi obbiettivi per eliminare Ryan. Dall'altra parte, un'altra figura enigmatica fa la sua comparsa. La Tenenbaum, la creatrice delle sorelline; pure lei ha un ruolo cruciale in tutta la storia.
Dopo questa descrizione ci possiamo rendere conto di come la carne al fuoco sia davvero tanta. I personaggi che incontreremo sono molti e ognuno con una storia da raccontare, con un ruolo ben preciso. In questo ho trovato una piccola pecca di questo gioco. La così grande quantità di elementi in alcuni momenti rende il gameplay dispersivo, ma si tratta di alcuni tratti forse eccessivamente lunghi. Fortunatamente i colpi di scena fanno in modo che il giocatore non si annoi mai.
Per il suo genere, Bioshock vanta una longevità di cui andare fieri. Solo a livello normale, ci vorranno almeno 12 ore per completarlo, e queste aumentano pensando alle brevi sezioni esplorative per scoprire i registri audio che aggiungono notevoli informazioni sulla storia della città.
Tecnicamente è l'Unreal Engine a muovere il tutto. Ambientazioni rese ottimamente, animazioni molto buone e illuminazione migliorata sono uno spettacolo per gli occhi, dove anche il dettaglio dell'acqua è altissimo. Solo alcune texture appaiono fin troppo a bassa risoluzione, ma nella foga dell'azione non ce ne accorgeremo nemmeno. E per l'anno in cui è uscito, graficamente è validissimo.
Gli sviluppatori di 2K hanno confezionato un prodotto che ha fatto storia, in tutti i sensi: possiamo collocarlo insieme a quelle pietre miliari dell'industria videoludica, proprio perchè dopo Bioshock molte cose son cambiate. La perfezione è stata quasi raggiunta con questo gioco, ce ne vorrebbero sempre di esperienze simili!
Vi lascio, come di consueto, con il trailer ufficiale, buona visione!

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